Nel corso del programma sportivo " Casa Serie A", prodotto da Casa Napoli, è intervenuto in diretta il calciatore Ciccio Caputo.
Ti senti ancora un giocatore a tutti gli effetti o, considerando la tua esperienza nella Kings League, pensi di avvicinarti di più alla mentalità di un maturo ex campione.
"Guarda, la mia speranza è sempre stata quella di riprendere e chiudere la carriera in un modo diverso. Tuttavia, sono consapevole che al momento la situazione è questa: sono ancora svincolato. Come ho già detto in altre occasioni, aspetterò l'esito del mercato di gennaio, poi tirerò le somme e farò le mie valutazioni".
Caso Khvicha Kvaratskhelia, da ex giocatore e atleta di livello, come pensi che uno spogliatoio reagisca quando accadono vicende di questo tipo?
"Sicuramente, per comprendere davvero la situazione, bisognerebbe essere dentro lo spogliatoio e conoscere esattamente cosa è accaduto. L’unica cosa che posso dire, avendo lavorato con Conte per due anni, è che lui è molto abile nella gestione di situazioni delicate, quindi sono sicuro che lo spogliatoio non subirà particolarmente questa vicenda. Da ex calciatore, posso dire che trattenere un giocatore controvoglia non è mai una scelta positiva. Sono sempre stato dell’idea che, se un giocatore vuole andare via, sia giusto che la società trovi un accordo che porti vantaggi economici e che poi lo lasci partire. Costringere un giocatore a rimanere contro la sua volontà non giova a nessuno. Se Kvaratskhelia è uscito così apertamente allo scoperto, evidentemente qualcosa deve essere successo. Tuttavia, credo che il Napoli, essendo una squadra forte e compatta, possa trasformare questa situazione in un’opportunità per unirsi ancora di più e diventare ancora più competitivo".
Caputo sottolinea come l'aspetto economico spesso giochi un ruolo centrale nelle trattative e nel contesto generale del mondo del calcio.
"Il giocatore migliore vuole sentirsi riconosciuto come tale anche dal punto di vista economico. Quando questo equilibrio viene meno, si creano inevitabilmente problemi, difficili da gestire. Se poi il giocatore ha già ricevuto un’offerta importante, diventa complicato ignorarla e tornare indietro rispetto a certe scelte. Questi scenari, una volta avviati, sono difficili da ricomporre".
Ciccio, la situazione si complica ulteriormente con i giocatori che non parlano nemmeno inglese?
"Ti racconto un episodio accaduto qui a Empoli: l’anno scorso è arrivato un ragazzo georgiano, ora titolare, che non parla né inglese né italiano. Anche il mister D’Aversa fatica a rapportarsi con lui, specialmente quando deve spiegare concetti tattici. Pur conoscendo l'inglese, D’Aversa non può trasferire le sue indicazioni perché il ragazzo non capisce nemmeno quella lingua. Questo diventa un problema, perché in campo non puoi usare un traduttore ogni volta: rischi di rallentare tutto e mandare in confusione il gruppo. Aggiungo che questi giovani, spesso soli e lontani da casa, affrontano difficoltà significative. È comprensibile, lasciare tutto per trasferirsi in un ambiente completamente diverso non è facile. Tuttavia, dovrebbe scattare in loro quella motivazione in più per imparare almeno le basi della lingua, perché è fondamentale per integrarsi e comprendere le dinamiche di squadra. Senza una comunicazione efficace, diventa complicato trasmettere concetti tecnici o creare coesione nel gruppo".
Raccontaci un po’ di questa Kings League, che sta riscuotendo un enorme successo anche a livello di visibilità e promozione. Di cosa si tratta esattamente? E se non sbaglio, tu ne fai parte, giusto?
"Sì, faccio parte della Kings League, ma devo dire che è stato tutto abbastanza inaspettato. Non mi sarei mai immaginato di partecipare a un Mondiale con l’Italia. È iniziato tutto quando, subito dopo Natale, Bonucci mi ha chiamato dicendomi che era stato contattato da Piqué, il quale gli aveva chiesto di mettere insieme una nazionale per partecipare al Mondiale di Kings League. Non nego che sia stata un’esperienza davvero straordinaria, totalmente inaspettata ma molto emozionante, soprattutto per l’organizzazione e per come questo evento è seguito. È qualcosa di veramente unico. Ora, a febbraio, dovrebbe partire il campionato e, visto che al momento sono libero e non ho altri impegni, ho dato la mia disponibilità a partecipare. Detto questo, è chiaro che se dovesse arrivare una proposta importante o un’offerta significativa, la Kings League sa bene che per me quella avrebbe la priorità".
Quanto è stato gratificante ricevere la chiamata di due campioni come Bonucci e Piqué per partecipare alla Kings League?
"Assolutamente, è stata una cosa davvero bella e importante. Evidentemente ho lasciato dei bei ricordi, soprattutto con Bonucci, con cui ho condiviso l’esperienza in nazionale. Tra di noi c’è sempre stato tanto rispetto e stima reciproca, anche dopo esserci affrontati molte volte in campo. Quando mi ha chiamato, non ho esitato a dare la mia disponibilità, ed è andata semplicemente così".
Se dovesse arrivare una chiamata da club come Napoli, Inter, Atalanta, Milan, Monza o Fiorentina, come reagiresti?
"Beh, diciamo che non direi di no, anzi. Sono una persona molto sincera e non mi piace nascondermi, preferisco dire sempre la verità. Purtroppo, al momento, non ho ricevuto alcuna richiesta dalla Serie A".
di Napoli Magazine
14/01/2025 - 21:33
Nel corso del programma sportivo " Casa Serie A", prodotto da Casa Napoli, è intervenuto in diretta il calciatore Ciccio Caputo.
Ti senti ancora un giocatore a tutti gli effetti o, considerando la tua esperienza nella Kings League, pensi di avvicinarti di più alla mentalità di un maturo ex campione.
"Guarda, la mia speranza è sempre stata quella di riprendere e chiudere la carriera in un modo diverso. Tuttavia, sono consapevole che al momento la situazione è questa: sono ancora svincolato. Come ho già detto in altre occasioni, aspetterò l'esito del mercato di gennaio, poi tirerò le somme e farò le mie valutazioni".
Caso Khvicha Kvaratskhelia, da ex giocatore e atleta di livello, come pensi che uno spogliatoio reagisca quando accadono vicende di questo tipo?
"Sicuramente, per comprendere davvero la situazione, bisognerebbe essere dentro lo spogliatoio e conoscere esattamente cosa è accaduto. L’unica cosa che posso dire, avendo lavorato con Conte per due anni, è che lui è molto abile nella gestione di situazioni delicate, quindi sono sicuro che lo spogliatoio non subirà particolarmente questa vicenda. Da ex calciatore, posso dire che trattenere un giocatore controvoglia non è mai una scelta positiva. Sono sempre stato dell’idea che, se un giocatore vuole andare via, sia giusto che la società trovi un accordo che porti vantaggi economici e che poi lo lasci partire. Costringere un giocatore a rimanere contro la sua volontà non giova a nessuno. Se Kvaratskhelia è uscito così apertamente allo scoperto, evidentemente qualcosa deve essere successo. Tuttavia, credo che il Napoli, essendo una squadra forte e compatta, possa trasformare questa situazione in un’opportunità per unirsi ancora di più e diventare ancora più competitivo".
Caputo sottolinea come l'aspetto economico spesso giochi un ruolo centrale nelle trattative e nel contesto generale del mondo del calcio.
"Il giocatore migliore vuole sentirsi riconosciuto come tale anche dal punto di vista economico. Quando questo equilibrio viene meno, si creano inevitabilmente problemi, difficili da gestire. Se poi il giocatore ha già ricevuto un’offerta importante, diventa complicato ignorarla e tornare indietro rispetto a certe scelte. Questi scenari, una volta avviati, sono difficili da ricomporre".
Ciccio, la situazione si complica ulteriormente con i giocatori che non parlano nemmeno inglese?
"Ti racconto un episodio accaduto qui a Empoli: l’anno scorso è arrivato un ragazzo georgiano, ora titolare, che non parla né inglese né italiano. Anche il mister D’Aversa fatica a rapportarsi con lui, specialmente quando deve spiegare concetti tattici. Pur conoscendo l'inglese, D’Aversa non può trasferire le sue indicazioni perché il ragazzo non capisce nemmeno quella lingua. Questo diventa un problema, perché in campo non puoi usare un traduttore ogni volta: rischi di rallentare tutto e mandare in confusione il gruppo. Aggiungo che questi giovani, spesso soli e lontani da casa, affrontano difficoltà significative. È comprensibile, lasciare tutto per trasferirsi in un ambiente completamente diverso non è facile. Tuttavia, dovrebbe scattare in loro quella motivazione in più per imparare almeno le basi della lingua, perché è fondamentale per integrarsi e comprendere le dinamiche di squadra. Senza una comunicazione efficace, diventa complicato trasmettere concetti tecnici o creare coesione nel gruppo".
Raccontaci un po’ di questa Kings League, che sta riscuotendo un enorme successo anche a livello di visibilità e promozione. Di cosa si tratta esattamente? E se non sbaglio, tu ne fai parte, giusto?
"Sì, faccio parte della Kings League, ma devo dire che è stato tutto abbastanza inaspettato. Non mi sarei mai immaginato di partecipare a un Mondiale con l’Italia. È iniziato tutto quando, subito dopo Natale, Bonucci mi ha chiamato dicendomi che era stato contattato da Piqué, il quale gli aveva chiesto di mettere insieme una nazionale per partecipare al Mondiale di Kings League. Non nego che sia stata un’esperienza davvero straordinaria, totalmente inaspettata ma molto emozionante, soprattutto per l’organizzazione e per come questo evento è seguito. È qualcosa di veramente unico. Ora, a febbraio, dovrebbe partire il campionato e, visto che al momento sono libero e non ho altri impegni, ho dato la mia disponibilità a partecipare. Detto questo, è chiaro che se dovesse arrivare una proposta importante o un’offerta significativa, la Kings League sa bene che per me quella avrebbe la priorità".
Quanto è stato gratificante ricevere la chiamata di due campioni come Bonucci e Piqué per partecipare alla Kings League?
"Assolutamente, è stata una cosa davvero bella e importante. Evidentemente ho lasciato dei bei ricordi, soprattutto con Bonucci, con cui ho condiviso l’esperienza in nazionale. Tra di noi c’è sempre stato tanto rispetto e stima reciproca, anche dopo esserci affrontati molte volte in campo. Quando mi ha chiamato, non ho esitato a dare la mia disponibilità, ed è andata semplicemente così".
Se dovesse arrivare una chiamata da club come Napoli, Inter, Atalanta, Milan, Monza o Fiorentina, come reagiresti?
"Beh, diciamo che non direi di no, anzi. Sono una persona molto sincera e non mi piace nascondermi, preferisco dire sempre la verità. Purtroppo, al momento, non ho ricevuto alcuna richiesta dalla Serie A".