Martedì 21 gennaio 2025 alle 17.00 alla Certosa e Museo di San Martino sarà inaugurata la mostra “Didier Barra e l’immagine di Napoli nel primo Seicento”, a cura di Pierluigi Leone de Castris, realizzata dalla Direzione regionale Musei nazionali Campania con il supporto della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura.
L’evento inaugurale si aprirà con la presentazione, nel Refettorio della Certosa, della mostra e del catalogo, alla presenza del Direttore generale Musei, Massimo Osanna. Interverranno il dirigente delegato alla Direzione regionale Musei nazionali Campania, Luana Toniolo, il funzionario delegato ai Musei nazionali del Vomero, Antonietta Manco, e il curatore della mostra Pierluigi Leone de Castris, docente ordinario all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.
La mostra è allestita all’interno della sezione Immagini e memorie del Museo di San Martino, dedicata al racconto dello sviluppo urbano e della storia di Napoli attraverso documenti cartografici, immagini e reperti storici dal Quattrocento all’Ottocento e approfondisce il tema dell’immagine della città di Napoli agli inizi del Seicento, nota sia grazie ad alcune straordinarie cartografie ed incisioni – prima fra tutte quella assai rara di Alessandro Baratta (1627-29), conservata al Museo di San Martino – sia grazie a una serie di vedute dipinte su tela, che doverono costituire un “genere” a se stante, gradito alla committenza aristocratica e ben documentato all’interno dei palazzi e delle collezioni del tempo.
La gran parte di queste vedute dipinte di primo Seicento sono attribuibili alla bottega di due pittori lorenesi nativi della stessa città di Metz, amici tra loro e collaboratori, che le fonti e gli studi hanno da sempre però avuto difficoltà a distinguere l’uno dall’altro, François de Nomé e Didier Barra, uniti sotto un’unica etichetta e un unico problema critico, che Raffaello Causa significativamente definì nel 1956 “l’enigma Monsù Desiderio”.
Grazie alla migliore conoscenza che oggi abbiamo di questi due artisti attraverso le loro opere firmate, i documenti emersi negli ultimi decenni sull’uno e sull’altro, e alcuni nuovi dipinti sinora ignoti conservati presso musei, fondazioni e collezioni private, l’esposizione intende provare a sciogliere questo “enigma” restituendo a Didier Barra, attivo a Napoli tra il 1619 e il 1656, il ruolo di massimo specialista di questo genere di vedute e mettendo in luce la conoscenza reciproca e gli scambi intercorsi tra lui e i maggiori incisori e cartografi, tutti anch’essi forestieri e attivi in città nel corso dei primi decenni del Seicento. Allo stesso tempo la mostra mira a offrire un momento di conoscenza e di riflessione sulla topografia della città di Napoli nel Seicento, sul suo sviluppo urbanistico e sui quartieri, le strade, le chiese e i castelli che a quel tempo ne caratterizzavano l’aspetto di grande porto mediterraneo e di capitale del Viceregno spagnolo.
La mostra sarà visitabile fino al 19 aprile 2025 ed è compresa nel biglietto ordinario di ingresso al Museo.
di Napoli Magazine
20/01/2025 - 12:10
Martedì 21 gennaio 2025 alle 17.00 alla Certosa e Museo di San Martino sarà inaugurata la mostra “Didier Barra e l’immagine di Napoli nel primo Seicento”, a cura di Pierluigi Leone de Castris, realizzata dalla Direzione regionale Musei nazionali Campania con il supporto della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura.
L’evento inaugurale si aprirà con la presentazione, nel Refettorio della Certosa, della mostra e del catalogo, alla presenza del Direttore generale Musei, Massimo Osanna. Interverranno il dirigente delegato alla Direzione regionale Musei nazionali Campania, Luana Toniolo, il funzionario delegato ai Musei nazionali del Vomero, Antonietta Manco, e il curatore della mostra Pierluigi Leone de Castris, docente ordinario all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.
La mostra è allestita all’interno della sezione Immagini e memorie del Museo di San Martino, dedicata al racconto dello sviluppo urbano e della storia di Napoli attraverso documenti cartografici, immagini e reperti storici dal Quattrocento all’Ottocento e approfondisce il tema dell’immagine della città di Napoli agli inizi del Seicento, nota sia grazie ad alcune straordinarie cartografie ed incisioni – prima fra tutte quella assai rara di Alessandro Baratta (1627-29), conservata al Museo di San Martino – sia grazie a una serie di vedute dipinte su tela, che doverono costituire un “genere” a se stante, gradito alla committenza aristocratica e ben documentato all’interno dei palazzi e delle collezioni del tempo.
La gran parte di queste vedute dipinte di primo Seicento sono attribuibili alla bottega di due pittori lorenesi nativi della stessa città di Metz, amici tra loro e collaboratori, che le fonti e gli studi hanno da sempre però avuto difficoltà a distinguere l’uno dall’altro, François de Nomé e Didier Barra, uniti sotto un’unica etichetta e un unico problema critico, che Raffaello Causa significativamente definì nel 1956 “l’enigma Monsù Desiderio”.
Grazie alla migliore conoscenza che oggi abbiamo di questi due artisti attraverso le loro opere firmate, i documenti emersi negli ultimi decenni sull’uno e sull’altro, e alcuni nuovi dipinti sinora ignoti conservati presso musei, fondazioni e collezioni private, l’esposizione intende provare a sciogliere questo “enigma” restituendo a Didier Barra, attivo a Napoli tra il 1619 e il 1656, il ruolo di massimo specialista di questo genere di vedute e mettendo in luce la conoscenza reciproca e gli scambi intercorsi tra lui e i maggiori incisori e cartografi, tutti anch’essi forestieri e attivi in città nel corso dei primi decenni del Seicento. Allo stesso tempo la mostra mira a offrire un momento di conoscenza e di riflessione sulla topografia della città di Napoli nel Seicento, sul suo sviluppo urbanistico e sui quartieri, le strade, le chiese e i castelli che a quel tempo ne caratterizzavano l’aspetto di grande porto mediterraneo e di capitale del Viceregno spagnolo.
La mostra sarà visitabile fino al 19 aprile 2025 ed è compresa nel biglietto ordinario di ingresso al Museo.