Calcio
IL COMMENTO - Caicedo: "Ho quasi chiuso col calcio giocato, la Lazio mi ha dato un'identità"
16.12.2024 20:40 di Napoli Magazine Fonte: gianlucadimarzio.com

Amami o faccio un... Caicedo'. Un vero e proprio tormentone. È quello che passa nella mente di tutti gli appassionati di calcio italiano dal 2017 al 2021. Tre anni dopo, Felipe lo troviamo negli Emirati Arabi. Ma con la testa, il cuore (e un italiano davvero niente male) ancora nella sua Italia. "Con il calcio giocato ho quasi chiuso - racconta l'attaccante a Gianlucadimarzio.com -. Ho 36 anni, non scendo in campo da un anno". Ma non tiriamo conclusioni affrettate. "Mi alleno ancora eh"; lo dice con il sorriso. "Ma inizio a pensare al futuro, magari come allenatore o direttore sportivo". Portando con sé gli insegnamenti di una lunga carriera. Costellata da 513 presenze e 122 reti. "La Lazio mi ha dato un'identità. Inter? Mi ci portò Simone Inzaghi, vinsi una Coppa Italia con un grande gruppo. Genoa parentesi sfortunata".

Dall'Italia al Manchester City. Una carriera in giro per l'Europa. Con la Lazio al centro di tutto. "È la squadra del mio cuore, le sarò per sempre grato. Ovviamente la seguo ancora". E allora saremo diretti. 'Ci sono similitudini tra la Lazio del 2020 (a un passo dallo Scudetto) e quella di Marco Baroni?'. "Quell'attuale è più forte" afferma. Senza esitare un secondo. "I ragazzi sono in gamba e stanno facendo bene. Da Pedro a Dele-Bashiru fino a Nuno Tavares, la strada è lunga ma questa Lazio mi sta facendo emozionare". E ogni tanto ci scappa qualche sano sfottò con i tifosi delle squadre avversarie. "Ogni tanto ci scherzo su X ma finisce lì. Giusto per strappare un sorriso".

Caicedo è ancora legato alla Lazio. A tanti compagni. E senza dubbio a chi ha sempre creduto in lui: Simone Inzaghi, oggi allenatore dell'Inter. "Ogni tanto ci sentiamo, mi ha aiutato tanto nel mio percorso. Sono contento per i suoi traguardi, se lo merita. Come allenatore lo reputo un fuoriclasse". Proprio Inzaghi. Con il quale stringe un rapporto profondo, quasi viscerale. Entrambi si ritrovano all'Inter dove l'attaccante però non riesce a incidere: complici una serie di infortuni, l'ecuadoriano mette a referto tre sole presenze. "È stata un'esperienza molto bella. Ho avuto il piacere di giocare con grandi uomini, prima che calciatori. Ho trovato un bel gruppo e una tifoseria importante. Sono stato bene nonostante non sia riuscito a giocare quanto avrei voluto". Da Roma a Milano. Nel mezzo il Genoa. "Anche qui ho dovuto lottare con qualche problema fisico, purtroppo è stata un'esperienza negativa. Tutto ha girato per il verso sbagliato e mi è dispiaciuto".

Che la maglia sia biancoceleste, nerazzurra o rossoblu. In Italia tutti ricorderanno per sempre la 'Zona Caicedo'. Per chi si fosse perso qualcosa, infatti, l'attaccante ha realizzato ben 10 gol in quella che da sempre è la 'Zona Cesarini', un'espressione usata per indicare i minuti conclusivi di una partita. "Inizialmente non sapevo nemmeno cosa fosse - afferma ridendo -. Poi me l'hanno spiegato bene. Segnare in quei minuti è sempre stato molto importante per me. Dare una mano alla squadra realizzando una rete sul finale. La 'Zona Caicedo' indimenticabile? Contro il Cagliari (16 dicembre 2019, ndr). Perdevamo 1-0 e in pochi minuti l'abbiamo ribaltata grazie al gol mio e quello di Luis Alberto. Affrontammo una squadra fortissima". E dalla Unipol Domus al passato tra Spagna e Inghilterra, chiudiamo la chiacchierata con Caicedo parlando delle sue avventure con Espanyol e Manchester City. "Di Barcellona ho un bel ricordo, lì mi sono sposato ed è nata mia figlia. Davvero un bella esperienza come quella al City". In un periodo di transizione, dove la maglia dei citizens era indossata da Gláuber, Pablo Zabaleta, Elano e Robinho. "Mi sono divertito, eravamo una squadra con diversi sudamericani. Credo sia stata una tappa importante per il club che pochi mesi più tardi sarebbe passato in mano agli Emirati Arabi".
 
Caicedo si appresta a salutare il calcio giocato. Mette da parte gli scarpini: al suo posto una bella giacca. E magari quella versione rivisitata di 'Faccio un casino' di Coez ancora nelle cuffie.

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IL COMMENTO - Caicedo: "Ho quasi chiuso col calcio giocato, la Lazio mi ha dato un'identità"

di Napoli Magazine

16/12/2024 - 20:40

Amami o faccio un... Caicedo'. Un vero e proprio tormentone. È quello che passa nella mente di tutti gli appassionati di calcio italiano dal 2017 al 2021. Tre anni dopo, Felipe lo troviamo negli Emirati Arabi. Ma con la testa, il cuore (e un italiano davvero niente male) ancora nella sua Italia. "Con il calcio giocato ho quasi chiuso - racconta l'attaccante a Gianlucadimarzio.com -. Ho 36 anni, non scendo in campo da un anno". Ma non tiriamo conclusioni affrettate. "Mi alleno ancora eh"; lo dice con il sorriso. "Ma inizio a pensare al futuro, magari come allenatore o direttore sportivo". Portando con sé gli insegnamenti di una lunga carriera. Costellata da 513 presenze e 122 reti. "La Lazio mi ha dato un'identità. Inter? Mi ci portò Simone Inzaghi, vinsi una Coppa Italia con un grande gruppo. Genoa parentesi sfortunata".

Dall'Italia al Manchester City. Una carriera in giro per l'Europa. Con la Lazio al centro di tutto. "È la squadra del mio cuore, le sarò per sempre grato. Ovviamente la seguo ancora". E allora saremo diretti. 'Ci sono similitudini tra la Lazio del 2020 (a un passo dallo Scudetto) e quella di Marco Baroni?'. "Quell'attuale è più forte" afferma. Senza esitare un secondo. "I ragazzi sono in gamba e stanno facendo bene. Da Pedro a Dele-Bashiru fino a Nuno Tavares, la strada è lunga ma questa Lazio mi sta facendo emozionare". E ogni tanto ci scappa qualche sano sfottò con i tifosi delle squadre avversarie. "Ogni tanto ci scherzo su X ma finisce lì. Giusto per strappare un sorriso".

Caicedo è ancora legato alla Lazio. A tanti compagni. E senza dubbio a chi ha sempre creduto in lui: Simone Inzaghi, oggi allenatore dell'Inter. "Ogni tanto ci sentiamo, mi ha aiutato tanto nel mio percorso. Sono contento per i suoi traguardi, se lo merita. Come allenatore lo reputo un fuoriclasse". Proprio Inzaghi. Con il quale stringe un rapporto profondo, quasi viscerale. Entrambi si ritrovano all'Inter dove l'attaccante però non riesce a incidere: complici una serie di infortuni, l'ecuadoriano mette a referto tre sole presenze. "È stata un'esperienza molto bella. Ho avuto il piacere di giocare con grandi uomini, prima che calciatori. Ho trovato un bel gruppo e una tifoseria importante. Sono stato bene nonostante non sia riuscito a giocare quanto avrei voluto". Da Roma a Milano. Nel mezzo il Genoa. "Anche qui ho dovuto lottare con qualche problema fisico, purtroppo è stata un'esperienza negativa. Tutto ha girato per il verso sbagliato e mi è dispiaciuto".

Che la maglia sia biancoceleste, nerazzurra o rossoblu. In Italia tutti ricorderanno per sempre la 'Zona Caicedo'. Per chi si fosse perso qualcosa, infatti, l'attaccante ha realizzato ben 10 gol in quella che da sempre è la 'Zona Cesarini', un'espressione usata per indicare i minuti conclusivi di una partita. "Inizialmente non sapevo nemmeno cosa fosse - afferma ridendo -. Poi me l'hanno spiegato bene. Segnare in quei minuti è sempre stato molto importante per me. Dare una mano alla squadra realizzando una rete sul finale. La 'Zona Caicedo' indimenticabile? Contro il Cagliari (16 dicembre 2019, ndr). Perdevamo 1-0 e in pochi minuti l'abbiamo ribaltata grazie al gol mio e quello di Luis Alberto. Affrontammo una squadra fortissima". E dalla Unipol Domus al passato tra Spagna e Inghilterra, chiudiamo la chiacchierata con Caicedo parlando delle sue avventure con Espanyol e Manchester City. "Di Barcellona ho un bel ricordo, lì mi sono sposato ed è nata mia figlia. Davvero un bella esperienza come quella al City". In un periodo di transizione, dove la maglia dei citizens era indossata da Gláuber, Pablo Zabaleta, Elano e Robinho. "Mi sono divertito, eravamo una squadra con diversi sudamericani. Credo sia stata una tappa importante per il club che pochi mesi più tardi sarebbe passato in mano agli Emirati Arabi".
 
Caicedo si appresta a salutare il calcio giocato. Mette da parte gli scarpini: al suo posto una bella giacca. E magari quella versione rivisitata di 'Faccio un casino' di Coez ancora nelle cuffie.

Fonte: gianlucadimarzio.com