Paolo Montero ha conosciuto da vicino talenti come Kenan Yildiz e Dean Huijsen durante la permanenza sulla panchina della Juventus Next Gen. Giocatori che l'ex difensore bianconero ha elogiato durante un'intervista a Cronache di Spogliatoio: "Yildiz e Huijsen? Da ragazzini non sbagliavano un allenamento in Primavera. Non erano neanche maggiorenni, ma li vedevo già come adulti. I giovani di oggi vogliono più feedback. Avere due figli di 17 e 21 anni mi ha aiutato ad allenare la Primavera della Juventus: mi hanno fatto capire di più le nuove generazioni. Ho compreso che erano tutti ragzzi come loro - ha sottolineato Montero -. ggi mio figlio appena finisce di giocare inizia a riempire tutti di domande. Quella della Next Gen è stata una grande intuizione: i giovani si trovano a giocare in Serie C contro gente che, come alla mia epoca, fa sforzi per portare il piatto da mangiare a casa. Magari non sono partite bellissime, ma di contatto, contro uomini che aiutano subito a svegliarti e a renderti conto come sia il calcio vero. A 18-19 anni la Primavera non ti serve più perché non ti aiuta a crescere. Devi giocare contro gente adulta, altrimenti rimani sempre allo stesso livello. È meglio andare in C o in B: in Italia non importa la categoria perché se sei forte poi arriva un top”.
di Napoli Magazine
16/01/2025 - 14:44
Paolo Montero ha conosciuto da vicino talenti come Kenan Yildiz e Dean Huijsen durante la permanenza sulla panchina della Juventus Next Gen. Giocatori che l'ex difensore bianconero ha elogiato durante un'intervista a Cronache di Spogliatoio: "Yildiz e Huijsen? Da ragazzini non sbagliavano un allenamento in Primavera. Non erano neanche maggiorenni, ma li vedevo già come adulti. I giovani di oggi vogliono più feedback. Avere due figli di 17 e 21 anni mi ha aiutato ad allenare la Primavera della Juventus: mi hanno fatto capire di più le nuove generazioni. Ho compreso che erano tutti ragzzi come loro - ha sottolineato Montero -. ggi mio figlio appena finisce di giocare inizia a riempire tutti di domande. Quella della Next Gen è stata una grande intuizione: i giovani si trovano a giocare in Serie C contro gente che, come alla mia epoca, fa sforzi per portare il piatto da mangiare a casa. Magari non sono partite bellissime, ma di contatto, contro uomini che aiutano subito a svegliarti e a renderti conto come sia il calcio vero. A 18-19 anni la Primavera non ti serve più perché non ti aiuta a crescere. Devi giocare contro gente adulta, altrimenti rimani sempre allo stesso livello. È meglio andare in C o in B: in Italia non importa la categoria perché se sei forte poi arriva un top”.