Il Mattino ha commentato la prestazione di Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli, nel match contro la Roma: "Vuole ma non può, nel senso che non riesce, parte per spaccare il mondo, poi resta prigioniero delle sue ambizioni, privilegia il sacrificio e penalizza la precisione. Sono tre gli episodi che hanno fatto calare le quotazioni dell’attaccante ieri in partita. Il primo verso la fine del primo tempo, quando Kvaratskhelia si impunta cercando la soluzione personale con una punizione da oltre trenta metri, distanza quasi impossibile, almeno per uno con le sue caratteristiche. Poi altre due episodi chiave: quelle due giocate, quasi di fila, dopo il vantaggio di Lukaku, che hanno rischiato di ridare ossigeno alla Roma: due palloni persi sanguinosamente a metà campo, con passaggi ancor più sanguinosi in orizzontale, a tutto vantaggio delle ripartenze giallorosse. Scena emblematica: si illumina sulla lavagnetta il numero 77, nessun mugugno da parte del pubblico, nessuno scetticismo, forse nessuna sorpresa. Chi si meraviglia è soltanto il georgiano, che fissa la panchina, fa una piccola smorfia con il viso, si tira la maglia sul viso per asciugare il sudore ma probabilmente anche per sfogarsi ed esce dal campo. Non lo attraversa, gira dietro la porta difesa da Meret: se fosse uscito da metà campo avrebbe incrociato l’allenatore. Invece sfila a testa bassa fino a metà tribuna, la sensazione è che vorrebbe andarsene negli spogliatoi ma poi taglia dentro il campo e si accomoda ai margini della panca, dopo aver indossato il giaccone della tuta. Nessun “cinque” con i panchinari, nessuna stretta di mano, nessuna pacca sulla spalla con il tecnico, sul lato opposto della panchina e in piedi per incitare la squadra impegnata a difendere il prezioso vantaggio. Manco si cercano con lo sguardo e la sua esultanza al fischio finale è contenuta, tipica di chi non ha smaltito la delusione".
di Napoli Magazine
25/11/2024 - 09:50
Il Mattino ha commentato la prestazione di Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli, nel match contro la Roma: "Vuole ma non può, nel senso che non riesce, parte per spaccare il mondo, poi resta prigioniero delle sue ambizioni, privilegia il sacrificio e penalizza la precisione. Sono tre gli episodi che hanno fatto calare le quotazioni dell’attaccante ieri in partita. Il primo verso la fine del primo tempo, quando Kvaratskhelia si impunta cercando la soluzione personale con una punizione da oltre trenta metri, distanza quasi impossibile, almeno per uno con le sue caratteristiche. Poi altre due episodi chiave: quelle due giocate, quasi di fila, dopo il vantaggio di Lukaku, che hanno rischiato di ridare ossigeno alla Roma: due palloni persi sanguinosamente a metà campo, con passaggi ancor più sanguinosi in orizzontale, a tutto vantaggio delle ripartenze giallorosse. Scena emblematica: si illumina sulla lavagnetta il numero 77, nessun mugugno da parte del pubblico, nessuno scetticismo, forse nessuna sorpresa. Chi si meraviglia è soltanto il georgiano, che fissa la panchina, fa una piccola smorfia con il viso, si tira la maglia sul viso per asciugare il sudore ma probabilmente anche per sfogarsi ed esce dal campo. Non lo attraversa, gira dietro la porta difesa da Meret: se fosse uscito da metà campo avrebbe incrociato l’allenatore. Invece sfila a testa bassa fino a metà tribuna, la sensazione è che vorrebbe andarsene negli spogliatoi ma poi taglia dentro il campo e si accomoda ai margini della panca, dopo aver indossato il giaccone della tuta. Nessun “cinque” con i panchinari, nessuna stretta di mano, nessuna pacca sulla spalla con il tecnico, sul lato opposto della panchina e in piedi per incitare la squadra impegnata a difendere il prezioso vantaggio. Manco si cercano con lo sguardo e la sua esultanza al fischio finale è contenuta, tipica di chi non ha smaltito la delusione".