Calcio
ON AIR - Ebagua: "Osimhen? Non stravedo per lui, ma i suoi numeri parlano chiaro"
21.01.2025 01:15 di Napoli Magazine

Ospite alla trasmissione Calcio Time, in onda sui canali social di EuropaCalcio.it, Osarimen Giulio Ebagua, ex attaccante classe 1986 e con alle spalle una lunga carriera vissuta soprattutto in Serie B, ha parlato anzitutto del Torino, dove ha svolto gran parte del settore giovanile e dove ha altresì militato tra luglio 2011 e gennaio 2012.

Così esordisce: “Il Torino è in crisi di identità. Ha pesato tantissimo l’infortunio di Zapata, che era la colonna portante della squadra, si sente la sua assenza. Ora il leader in campo è Milinkovic-Savic, che ultimamente non ha fatto benissimo. Ma soprattutto, e al di là dei singoli giocatori, bisogna capire se Cairo ha ancora intenzione di investire oppure vuole vendere. Io non sono contro Cairo, ma una società e una realtà come quella granata deve ambire a qualcosa di più. Non è facile fare il presidente e va dato atto a Cairo di aver sempre adempiuto ai pagamenti e agli stipendi che sono sempre arrivati regolarmente, ma in vent’anni di presidenza il Torino non ha mai fatto quel passo in più che hanno fatto altre squadre come il Fiorentina e il Bologna lo scorso anno. Casadei? In questo momento è difficile scegliere il Torino. Io lo farei solo per questioni di cuore, ma non se avessi certe ambizioni. Leggo che Casadei lo vuole anche la Lazio: senza mancare di rispetto ai granata, ma io andrei a Roma senza pensarci due volte. Ricci via a gennaio? Difficile, ma tanto il Toro è destinato a perderlo, se arrivasse l’offerta giusta già adesso, lo cederei“.

Sul Como, dove ha giocato dall’estate del 2015 a gennaio 2016: “Io al Como da ex giocatore simbolo del Varese? Dissi al mio procuratore: “Se Ronaldo è passato dal Barcellona al Real Madrid e dall’Inter al Milan, io non posso andare al Como?". Abito tuttora vicino Como, in quei mesi ero stato bene. Andai via perché non volevo retrocedere, cosa che poi è avvenuta. Ma era una squadra già condannata, e con alle spalle una società di scappati di casa. Barella? Ci ho fatto assieme una ventina di allenamenti perché lui arrivò a dicembre e io a gennaio andai via, si vedeva che era uno in gamba. C’era anche Bessa che era molto valido, infatti poi andò al Verona. Ora il Como è una grande società, ci tornerei subito. Nico Paz è un giocatore straordinario, la rivelazione di questo campionato. Potrebbe anche giocare assieme a Diao. Il prossimo anno il Como può fare qualcosa di importante“.

Su Montella: “Allenatore cresciuto tantissimo nel corso degli anni e l’ha ampiamente mostrato anche alla guida della Nazionale turca. Per il suo passato da grande attaccante della Roma, un suo ritorno costituirebbe sicuramente un fatto positivo. A Catania cambiò modo di allenare, anche in relazione al gruppo che trovò, pieno di argentini e brasiliani: pianificava sessioni da 50 minuti. Non ero abituato, anche perché con Ventura, al Torino, gli allenamenti duravano due ore e mezza. Ma questa era una caratteristica di Montella e si rivelò vincente, perché già da Catania si intravedevano le sua qualità di grande allenatore. poi, è migliorato di anno, in anno”. 

Su Osimhen: “Devo essere sincero: a me non piaceva particolarmente dal punto di vista tecnico e stilistico, ma si distingue sempre per i tanti gol segnati. Osimhen è una certezza in ogni squadra in cui gioca, Nazionale compresa e, anche se non stravedo per lui dal punto di vista tecnico, i numeri parlano per lui”. 

Su Lookman: “Calciatore africano più forte, ma per distacco. Ha qualità incredibili e può sempre migliorare puntando al top. Lookman è un fenomeno per caratteristiche, può giocare ovunque ed è straordinario anche umanamente. L’anno prossimo credo debba lasciare l’Atalanta, nonostante il club stia raggiungendo il top: tuttavia, opinione puramente personale, Lookman può ambire al Real, al Manchester, al Barcellona, ovunque lui voglia. Lui stesso potrà migliorare ulteriormente e alzare ancora l’asticella”.

Su Chukwueze: “La maglia del Milan pesa e le luci di San Siro pesano, ma tantissimo. Il calciatore ha qualità, ma ci sono momenti del calcio in cui magari capiti nel posto giusto, ma in un timing sbagliato. Io ricordo che, all’esordio al Meazza, fui pietrificato dopo un pallone recuperato a Sneijder: mi fermai guardandomi intorno, tanto che Lucio intervenne per anticiparmi, a sua volta. San Siro è uno stadio che perdona anche poco e lascia poco margine: probabilmente, in questo momento, Chukwueze non riesce a esprimersi al meglio perché poco pronto per giocare in certi contesti. Talvolta, può essere anche una questione di testa, di pressione”. 

Su Leao: “Grandissimo calciatore: con quelle caratteristiche, dovrebbe essere ai livelli di Vinicius. Probabilmente, è ancora un po’ discontinuo per una questione mentale, più tecnica o fisica. Lo stesso Seedorf, giocatore mostruoso, sceglieva quasi le partite in cui giocare davvero e incidere da grande campione. Forse, le motivazioni spingono Leao a dare qualcosa in più nelle partite più importanti, è difficile da spiegare. Ma credo non riesca a spiegarlo nemmeno lui stesso. Dubito un calciatore non abbia voglia di giocare a calcio e necessita di stimoli importanti. Può anche essere discontinuo, ma come fai a discutere le qualità di Leao? Impossibile…”.

Su Davide Nicola: “L’etichetta di uomo salvezza non lo rappresenta a pieno, è immeritata, perché è un allenatore fantastico sia dal punto di vista umano, che tecnico e pronto anche per un’esperienza più importante, con tutto il rispetto per il Cagliari. Non posso che parlar bene di Nicola, uno delle persone che rispetto maggiormente. Lo chiamano nel momento di difficoltà massima, quella estrema, e lui riesce comunque a salvare situazioni impronosticabili. Non capisco il motivo per il quale non gli venga affidata una grande squadra, o comunque una di livello, sin da inizio anno. Le esperienze al Torino, all’Udinese e alla Salernitana, parlano per lui: ha fatto dei miracoli, salvando situazioni insalvabili”.

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21/01/2025 - 01:15

Ospite alla trasmissione Calcio Time, in onda sui canali social di EuropaCalcio.it, Osarimen Giulio Ebagua, ex attaccante classe 1986 e con alle spalle una lunga carriera vissuta soprattutto in Serie B, ha parlato anzitutto del Torino, dove ha svolto gran parte del settore giovanile e dove ha altresì militato tra luglio 2011 e gennaio 2012.

Così esordisce: “Il Torino è in crisi di identità. Ha pesato tantissimo l’infortunio di Zapata, che era la colonna portante della squadra, si sente la sua assenza. Ora il leader in campo è Milinkovic-Savic, che ultimamente non ha fatto benissimo. Ma soprattutto, e al di là dei singoli giocatori, bisogna capire se Cairo ha ancora intenzione di investire oppure vuole vendere. Io non sono contro Cairo, ma una società e una realtà come quella granata deve ambire a qualcosa di più. Non è facile fare il presidente e va dato atto a Cairo di aver sempre adempiuto ai pagamenti e agli stipendi che sono sempre arrivati regolarmente, ma in vent’anni di presidenza il Torino non ha mai fatto quel passo in più che hanno fatto altre squadre come il Fiorentina e il Bologna lo scorso anno. Casadei? In questo momento è difficile scegliere il Torino. Io lo farei solo per questioni di cuore, ma non se avessi certe ambizioni. Leggo che Casadei lo vuole anche la Lazio: senza mancare di rispetto ai granata, ma io andrei a Roma senza pensarci due volte. Ricci via a gennaio? Difficile, ma tanto il Toro è destinato a perderlo, se arrivasse l’offerta giusta già adesso, lo cederei“.

Sul Como, dove ha giocato dall’estate del 2015 a gennaio 2016: “Io al Como da ex giocatore simbolo del Varese? Dissi al mio procuratore: “Se Ronaldo è passato dal Barcellona al Real Madrid e dall’Inter al Milan, io non posso andare al Como?". Abito tuttora vicino Como, in quei mesi ero stato bene. Andai via perché non volevo retrocedere, cosa che poi è avvenuta. Ma era una squadra già condannata, e con alle spalle una società di scappati di casa. Barella? Ci ho fatto assieme una ventina di allenamenti perché lui arrivò a dicembre e io a gennaio andai via, si vedeva che era uno in gamba. C’era anche Bessa che era molto valido, infatti poi andò al Verona. Ora il Como è una grande società, ci tornerei subito. Nico Paz è un giocatore straordinario, la rivelazione di questo campionato. Potrebbe anche giocare assieme a Diao. Il prossimo anno il Como può fare qualcosa di importante“.

Su Montella: “Allenatore cresciuto tantissimo nel corso degli anni e l’ha ampiamente mostrato anche alla guida della Nazionale turca. Per il suo passato da grande attaccante della Roma, un suo ritorno costituirebbe sicuramente un fatto positivo. A Catania cambiò modo di allenare, anche in relazione al gruppo che trovò, pieno di argentini e brasiliani: pianificava sessioni da 50 minuti. Non ero abituato, anche perché con Ventura, al Torino, gli allenamenti duravano due ore e mezza. Ma questa era una caratteristica di Montella e si rivelò vincente, perché già da Catania si intravedevano le sua qualità di grande allenatore. poi, è migliorato di anno, in anno”. 

Su Osimhen: “Devo essere sincero: a me non piaceva particolarmente dal punto di vista tecnico e stilistico, ma si distingue sempre per i tanti gol segnati. Osimhen è una certezza in ogni squadra in cui gioca, Nazionale compresa e, anche se non stravedo per lui dal punto di vista tecnico, i numeri parlano per lui”. 

Su Lookman: “Calciatore africano più forte, ma per distacco. Ha qualità incredibili e può sempre migliorare puntando al top. Lookman è un fenomeno per caratteristiche, può giocare ovunque ed è straordinario anche umanamente. L’anno prossimo credo debba lasciare l’Atalanta, nonostante il club stia raggiungendo il top: tuttavia, opinione puramente personale, Lookman può ambire al Real, al Manchester, al Barcellona, ovunque lui voglia. Lui stesso potrà migliorare ulteriormente e alzare ancora l’asticella”.

Su Chukwueze: “La maglia del Milan pesa e le luci di San Siro pesano, ma tantissimo. Il calciatore ha qualità, ma ci sono momenti del calcio in cui magari capiti nel posto giusto, ma in un timing sbagliato. Io ricordo che, all’esordio al Meazza, fui pietrificato dopo un pallone recuperato a Sneijder: mi fermai guardandomi intorno, tanto che Lucio intervenne per anticiparmi, a sua volta. San Siro è uno stadio che perdona anche poco e lascia poco margine: probabilmente, in questo momento, Chukwueze non riesce a esprimersi al meglio perché poco pronto per giocare in certi contesti. Talvolta, può essere anche una questione di testa, di pressione”. 

Su Leao: “Grandissimo calciatore: con quelle caratteristiche, dovrebbe essere ai livelli di Vinicius. Probabilmente, è ancora un po’ discontinuo per una questione mentale, più tecnica o fisica. Lo stesso Seedorf, giocatore mostruoso, sceglieva quasi le partite in cui giocare davvero e incidere da grande campione. Forse, le motivazioni spingono Leao a dare qualcosa in più nelle partite più importanti, è difficile da spiegare. Ma credo non riesca a spiegarlo nemmeno lui stesso. Dubito un calciatore non abbia voglia di giocare a calcio e necessita di stimoli importanti. Può anche essere discontinuo, ma come fai a discutere le qualità di Leao? Impossibile…”.

Su Davide Nicola: “L’etichetta di uomo salvezza non lo rappresenta a pieno, è immeritata, perché è un allenatore fantastico sia dal punto di vista umano, che tecnico e pronto anche per un’esperienza più importante, con tutto il rispetto per il Cagliari. Non posso che parlar bene di Nicola, uno delle persone che rispetto maggiormente. Lo chiamano nel momento di difficoltà massima, quella estrema, e lui riesce comunque a salvare situazioni impronosticabili. Non capisco il motivo per il quale non gli venga affidata una grande squadra, o comunque una di livello, sin da inizio anno. Le esperienze al Torino, all’Udinese e alla Salernitana, parlano per lui: ha fatto dei miracoli, salvando situazioni insalvabili”.