NAPOLI - Il Napoli di Garcia continua ad avere un atteggiamento duale, un comportamento contraddittorio con lunghi periodi di sostanziale assenza dei suoi giocatori dal terreno di gioco alternati a risposte emotivamente e agonisticamente valide. La sofferta partita con il Milan di domenica scorsa conferma limiti tattici e atletici di una squadra che stenta a ritrovare se stessa. Le differenze tra il Napoli di Spalletti e quello di Garcia si evidenziano nel tempo con una regolarità che porta a pensare che non si tratti ormai più di una inevitabile sindrome da cambiamento della guida tecnica. Purtroppo c’è qualcosa di più e di maggiormente preoccupante. Una vena di incertezza, un senso di smarrimento, una mancanza di punti di riferimento spesso aleggiano in campo tra le maglie azzurre e non fanno immaginare nulla di buono per il futuro di questa squadra. Personalmente ritengo che gli addii di Kim (Società incolpevole) e di Lozano siano stati sottovalutati. I contraccolpi che hanno generato sono evidenti: la difesa è meno sicura di sé e l’attacco mostra un deficit di fantasia che in certi momenti è destinato a decidere il corso delle partite. Se mi si chiede di quantificare da un lato il valore in negativo dell’orrendo primo tempo giocato con il Milan e dall’altro gli aspetti positivi della (breve) reazione registrata nella prima parte del secondo tempo, propendo ahimè per dare maggiore risalto alla parte negativa che non a quella positiva. È vero che nella ripresa una reazione c’è stata ed è culminata con lo splendido gol di Politano e la prodezza balistica di Raspadori. Ma dopo? Il Napoli è stato costretto a dover subire nuovamente la pressione del Milan, a salvarsi con qualche affanno da una ulteriore capitolazione e a mostrare una timida reazione soltanto nel finale con il tiro di Kvara deviato con un piede da Maignan. Troppo poco. Il primo tempo disastroso avrebbe potuto essere perdonato (fino a un certo punto) se la reazione della squadra fossa stata talmente intensa e duratura da arrivare fino al fischio finale. Invece è sembrato che gli azzurri una volta raggiunto il pareggio si siano sentiti svuotati da ogni energia e che non vedessero l’ora di sentire i tre dischi finali di Orsato per correre negli spogliatoi. Un altro tema da valutare è il diverso approccio alla gara che il Napoli ha a seconda che affronti una squadra di rango o una formazione di secondo o terzo livello. Gli azzurri sono forti con i deboli e deboli con i forti e questo nel calcio è un difetto caratteriale estremamente grave. La domanda finale è: è in grado Garcia di correggere questi difetti? La risposta è semplice: fino a ora (in tre mesi e mezzo di lavoro) ha dimostrato di non farcela. Il futuro dunque è pieno di nubi all’orizzonte, ma nonostante tutto crediamo che il traguardo del quarto posto in classifica (l’unico che al momento appare realisticamente raggiungibile) sia alla portata di questa squadra. Per il resto, sic stantibus rebus, è inutile farsi illusioni.
Mario Zaccaria
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
31/10/2023 - 12:00
NAPOLI - Il Napoli di Garcia continua ad avere un atteggiamento duale, un comportamento contraddittorio con lunghi periodi di sostanziale assenza dei suoi giocatori dal terreno di gioco alternati a risposte emotivamente e agonisticamente valide. La sofferta partita con il Milan di domenica scorsa conferma limiti tattici e atletici di una squadra che stenta a ritrovare se stessa. Le differenze tra il Napoli di Spalletti e quello di Garcia si evidenziano nel tempo con una regolarità che porta a pensare che non si tratti ormai più di una inevitabile sindrome da cambiamento della guida tecnica. Purtroppo c’è qualcosa di più e di maggiormente preoccupante. Una vena di incertezza, un senso di smarrimento, una mancanza di punti di riferimento spesso aleggiano in campo tra le maglie azzurre e non fanno immaginare nulla di buono per il futuro di questa squadra. Personalmente ritengo che gli addii di Kim (Società incolpevole) e di Lozano siano stati sottovalutati. I contraccolpi che hanno generato sono evidenti: la difesa è meno sicura di sé e l’attacco mostra un deficit di fantasia che in certi momenti è destinato a decidere il corso delle partite. Se mi si chiede di quantificare da un lato il valore in negativo dell’orrendo primo tempo giocato con il Milan e dall’altro gli aspetti positivi della (breve) reazione registrata nella prima parte del secondo tempo, propendo ahimè per dare maggiore risalto alla parte negativa che non a quella positiva. È vero che nella ripresa una reazione c’è stata ed è culminata con lo splendido gol di Politano e la prodezza balistica di Raspadori. Ma dopo? Il Napoli è stato costretto a dover subire nuovamente la pressione del Milan, a salvarsi con qualche affanno da una ulteriore capitolazione e a mostrare una timida reazione soltanto nel finale con il tiro di Kvara deviato con un piede da Maignan. Troppo poco. Il primo tempo disastroso avrebbe potuto essere perdonato (fino a un certo punto) se la reazione della squadra fossa stata talmente intensa e duratura da arrivare fino al fischio finale. Invece è sembrato che gli azzurri una volta raggiunto il pareggio si siano sentiti svuotati da ogni energia e che non vedessero l’ora di sentire i tre dischi finali di Orsato per correre negli spogliatoi. Un altro tema da valutare è il diverso approccio alla gara che il Napoli ha a seconda che affronti una squadra di rango o una formazione di secondo o terzo livello. Gli azzurri sono forti con i deboli e deboli con i forti e questo nel calcio è un difetto caratteriale estremamente grave. La domanda finale è: è in grado Garcia di correggere questi difetti? La risposta è semplice: fino a ora (in tre mesi e mezzo di lavoro) ha dimostrato di non farcela. Il futuro dunque è pieno di nubi all’orizzonte, ma nonostante tutto crediamo che il traguardo del quarto posto in classifica (l’unico che al momento appare realisticamente raggiungibile) sia alla portata di questa squadra. Per il resto, sic stantibus rebus, è inutile farsi illusioni.
Mario Zaccaria
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