NAPOLI - Secondi in classifica dopo quattro giornate di campionato! Nessuno di noi – credo – avrebbe scommesso un soldo bucato sul raggiungimento di un simile risultato. Non lo avrebbe fatto in assoluto, vista l’avvilente stagione del post scudetto, e non lo avrebbe fatto, in particolare, dopo la devastante sconfitta del debutto a Verona, una prestazione mortificante che fa venire i brividi se e quando ancora oggi ce ne ricordiamo. E invece… Bisognava dare tempo e fiducia ad Antonio Conte, un po’ tutti lo avevamo detto ed era anche scontato, visto che si tratta di uno dei migliori allenatori al mondo e che per ingaggiarlo Aurelio De Laurentiis dovette mettere in campo tutta la sua arte di convincimento. I risultati cominciano a vedersi. Il Napoli sembra finalmente essersi levato di dosso le scorie mefitiche, residuo e retaggio della cavalcata scudetto guidata da Luciano Spalletti, e la squadra sta indossando i panni di guerra e di lavoro imposti dal suo allenatore. Gli azzurri stanno assumendo sempre più con il passare dei giorni le sembianze del loro allenatore: faccia feroce, voglia di vincere, cattiveria, determinazione. Dopo anni di tic-toc, di partenze dal basso, di giro palla orizzontale si è passati – e io dico finalmente – a un calcio più concreto, più pragmatico, meno lezioso e non per questo meno spettacolare. E’ il credo di Antonio Conte e come si fa a non condividerlo in pieno? Il resto lo ha fatto il mercato sul quale, manco a dirlo, l’allenatore ha avuto un peso determinante. Il tecnico sapeva bene l’importanza che per realizzare il tipo di gioco da lui prediletto avrebbe potuto avere un giocatore come Lukaku. Lo ha voluto fortissimamente e ad Aurelio De Laurentiis va ascritto indubitabilmente il merito di averlo portato a Napoli, a prescindere dal finale della telenovela Osimhen. Senza Lukaku, si è ben visto nelle ultime due partite giocate, il Napoli non sarebbe stato quello che è. E il bello deve ancora venire! Bisogna attendere infatti che nei meccanismi della squadra possano integrarsi al meglio anche altre tre nuovi arrivati (Neres, McTominay e Gilmour) che inevitabilmente hanno bisogno, visto che sono sbarcati in città soltanto da pochi giorni, di un po’ di tempo in più per ambientarsi, per conoscere i compagni di squadra, per adattarsi al clima, al cibo, per cominciare a comprendere una nuova lingua. E quando anche loro saranno perfettamente inseriti nei meccanismi messi a punto da Conte ne vedremo sicuramente delle belle. Qualche critico professionista ricorda oggi, con il Napoli reduce da tre vittorie consecutive e solo in testa alla classifica, che la squadra è stata anche fortunata per aver vinto la partita con il Parma soltanto nel recupero e con l’avversario rifotto in dieci uomini e privo del portiere e per aver battuto il Cagliari che in alcune fasi del match avrebbe probabilmente meritato una miglior fortuna. E’ vero, bisogna ammetterlo. Ma ciò non deve però sminuire i pregi della squadra e non deve far dimenticare la qualità del lavoro del suo allenatore. E poi nel calcio, come in tutte le attività della vita, non dimentichiamolo, anche la fortuna è una componente importante. Nell’anno dello scudetto girò bene in tante circostanze e la ‘fortuna’ che in quella stagione aiutò il Napoli fu coperta, fino a passare del tutto inosservata, dalla superiorità dimostrata dagli azzurri dalla prima all’ultima giornata. Guardiamo dunque alle cose buone che abbiamo davanti agli occhi e non cerchiamo il pelo nell’uovo. Anche le altre squadre, spesso e volentieri, sono aiutate da circostanze fortunate (vedi l’Udinese capolista). L’importante è che assieme alla buona sorte, che è sempre la benvenuta, continui a girare anche il vento favorevole sostenuto dal lavoro, dalle capacità tecnico-tattiche dei calciatori e dall’impegno dell’allenatore e di tutto lo staff. Questi sono gli elementi essenziali che possono contribuire a farci vivere ancora una volta un sogno.
Mario Zaccaria
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
17/09/2024 - 23:55
NAPOLI - Secondi in classifica dopo quattro giornate di campionato! Nessuno di noi – credo – avrebbe scommesso un soldo bucato sul raggiungimento di un simile risultato. Non lo avrebbe fatto in assoluto, vista l’avvilente stagione del post scudetto, e non lo avrebbe fatto, in particolare, dopo la devastante sconfitta del debutto a Verona, una prestazione mortificante che fa venire i brividi se e quando ancora oggi ce ne ricordiamo. E invece… Bisognava dare tempo e fiducia ad Antonio Conte, un po’ tutti lo avevamo detto ed era anche scontato, visto che si tratta di uno dei migliori allenatori al mondo e che per ingaggiarlo Aurelio De Laurentiis dovette mettere in campo tutta la sua arte di convincimento. I risultati cominciano a vedersi. Il Napoli sembra finalmente essersi levato di dosso le scorie mefitiche, residuo e retaggio della cavalcata scudetto guidata da Luciano Spalletti, e la squadra sta indossando i panni di guerra e di lavoro imposti dal suo allenatore. Gli azzurri stanno assumendo sempre più con il passare dei giorni le sembianze del loro allenatore: faccia feroce, voglia di vincere, cattiveria, determinazione. Dopo anni di tic-toc, di partenze dal basso, di giro palla orizzontale si è passati – e io dico finalmente – a un calcio più concreto, più pragmatico, meno lezioso e non per questo meno spettacolare. E’ il credo di Antonio Conte e come si fa a non condividerlo in pieno? Il resto lo ha fatto il mercato sul quale, manco a dirlo, l’allenatore ha avuto un peso determinante. Il tecnico sapeva bene l’importanza che per realizzare il tipo di gioco da lui prediletto avrebbe potuto avere un giocatore come Lukaku. Lo ha voluto fortissimamente e ad Aurelio De Laurentiis va ascritto indubitabilmente il merito di averlo portato a Napoli, a prescindere dal finale della telenovela Osimhen. Senza Lukaku, si è ben visto nelle ultime due partite giocate, il Napoli non sarebbe stato quello che è. E il bello deve ancora venire! Bisogna attendere infatti che nei meccanismi della squadra possano integrarsi al meglio anche altre tre nuovi arrivati (Neres, McTominay e Gilmour) che inevitabilmente hanno bisogno, visto che sono sbarcati in città soltanto da pochi giorni, di un po’ di tempo in più per ambientarsi, per conoscere i compagni di squadra, per adattarsi al clima, al cibo, per cominciare a comprendere una nuova lingua. E quando anche loro saranno perfettamente inseriti nei meccanismi messi a punto da Conte ne vedremo sicuramente delle belle. Qualche critico professionista ricorda oggi, con il Napoli reduce da tre vittorie consecutive e solo in testa alla classifica, che la squadra è stata anche fortunata per aver vinto la partita con il Parma soltanto nel recupero e con l’avversario rifotto in dieci uomini e privo del portiere e per aver battuto il Cagliari che in alcune fasi del match avrebbe probabilmente meritato una miglior fortuna. E’ vero, bisogna ammetterlo. Ma ciò non deve però sminuire i pregi della squadra e non deve far dimenticare la qualità del lavoro del suo allenatore. E poi nel calcio, come in tutte le attività della vita, non dimentichiamolo, anche la fortuna è una componente importante. Nell’anno dello scudetto girò bene in tante circostanze e la ‘fortuna’ che in quella stagione aiutò il Napoli fu coperta, fino a passare del tutto inosservata, dalla superiorità dimostrata dagli azzurri dalla prima all’ultima giornata. Guardiamo dunque alle cose buone che abbiamo davanti agli occhi e non cerchiamo il pelo nell’uovo. Anche le altre squadre, spesso e volentieri, sono aiutate da circostanze fortunate (vedi l’Udinese capolista). L’importante è che assieme alla buona sorte, che è sempre la benvenuta, continui a girare anche il vento favorevole sostenuto dal lavoro, dalle capacità tecnico-tattiche dei calciatori e dall’impegno dell’allenatore e di tutto lo staff. Questi sono gli elementi essenziali che possono contribuire a farci vivere ancora una volta un sogno.
Mario Zaccaria
Napoli Magazine
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