NAPOLI - Tutto è bene quel che finisce bene. Ma fino a un certo punto. Sulla ribellione di Osimhen nei confronti di Garcia nei minuti finali della partita pareggiata dal Napoli a Bologna, c’è infatti da fare qualche considerazione ulteriore. Sarebbe troppo semplicistico dire che dopo la reazione infuriata dell’allenatore che ci sarebbe stata negli spogliatoi e dopo le scuse nei confronti del tecnico e dei compagni di squadra arrivate da parte del giocatore alla ripresa degli allenamenti a Castel Volturno, la questione sia chiuso lì. Sono infatti ancora da approfondire i motivi per i quali il calciatore nigeriano ha messo in atto la sua protesta che sicuramente ha del clamoroso perché effettuata in campo, davanti agli occhi dei compagni di squadra e dell’intero pubblico che occupava gli spalti dello stadio Dall’Ara. La ‘forma’ alla quale ho fatto ricorso Osimhen era sicuramente sbagliata, ma la ‘sostanza’? Certamente il calciatore avrebbe fatto bene a contare fino a 10 e, se fosse servito, perfino fino a 100, prima di dare in escandescenze. D’altro canto non è nuovo a certe performance e dunque da un ragazzo istintivo come lui alcune reazioni eccessive sono per certi versi perfino naturali. Osimhen avrebbe dovuto attendere la fine della partita e dire ciò che pensava all’allenatore negli spogliatoi o, meglio ancora, il giorno dopo nell’ufficio di Garcia nel chiuso nelle stanze di Castel Volturno. Ma torniamo alla sostanza della sua protesta. Quel che ha fatto osservare Osimhen con le parole e con i gesti aveva un significato molto chiaro: a pochi minuti dalla fine una partita che il Napoli avrebbe potuto e dovuto vincere e nella quale l’avversario era riuscito fino a quel momento ad effettuare la miseria di un solo tiro in porta, perché non utilizzare due attaccanti d’area di rigore invece di uno soltanto? In sostanza il calciatore si chiedeva e chiedeva al suo allenatore perché invece di far entrare Simeone al suo posto non aveva scelto di inserire l’argentino al suo fianco? E allora, diciamoci la verità: Osimhen aveva perfettamente ragione. Come possa essere venuto in mente Garcia di effettuare una sostituzione di tipo conservativo, piuttosto che cercare di dare la spallata definitiva al Bologna, rimane per quel che mi riguarda un mistero. E dire che il tecnico, in tempi non sospetti, vale a dire prima ancora dell’inizio del campionato, aveva precisato che lo schema tattico utilizzato, in linea di principio il 4-3-3 non era per lui un dogma irrinunciabile e che avrebbe potuto modificarlo sia tra una partita e l’altra, sia in corso d’opera cioè durante le fasi di un incontro, a seconda delle necessità. E invece, nulla… Tirando le somme c’è allora da dire che Osimhen e tutti i giocatori della rosa (ricordiamoci di Kvaratskhelia…) è opportuno che si diano una calmata perché il ruolo dell’allenatore è sacro e va rispettato sempre in campo e fuori dal terreno di gioco. Quanto al tecnico però, è auspicabile che anche lui si dia una buona regolata e che certe decisioni, che sembrano naturali, scontate ed elementari a tutti, in certi momenti cruciali siano condivise e adottate anche da chi comanda dalla panchina.
Mario Zaccaria
Napoli Magazine
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di Napoli Magazine
26/09/2023 - 23:08
NAPOLI - Tutto è bene quel che finisce bene. Ma fino a un certo punto. Sulla ribellione di Osimhen nei confronti di Garcia nei minuti finali della partita pareggiata dal Napoli a Bologna, c’è infatti da fare qualche considerazione ulteriore. Sarebbe troppo semplicistico dire che dopo la reazione infuriata dell’allenatore che ci sarebbe stata negli spogliatoi e dopo le scuse nei confronti del tecnico e dei compagni di squadra arrivate da parte del giocatore alla ripresa degli allenamenti a Castel Volturno, la questione sia chiuso lì. Sono infatti ancora da approfondire i motivi per i quali il calciatore nigeriano ha messo in atto la sua protesta che sicuramente ha del clamoroso perché effettuata in campo, davanti agli occhi dei compagni di squadra e dell’intero pubblico che occupava gli spalti dello stadio Dall’Ara. La ‘forma’ alla quale ho fatto ricorso Osimhen era sicuramente sbagliata, ma la ‘sostanza’? Certamente il calciatore avrebbe fatto bene a contare fino a 10 e, se fosse servito, perfino fino a 100, prima di dare in escandescenze. D’altro canto non è nuovo a certe performance e dunque da un ragazzo istintivo come lui alcune reazioni eccessive sono per certi versi perfino naturali. Osimhen avrebbe dovuto attendere la fine della partita e dire ciò che pensava all’allenatore negli spogliatoi o, meglio ancora, il giorno dopo nell’ufficio di Garcia nel chiuso nelle stanze di Castel Volturno. Ma torniamo alla sostanza della sua protesta. Quel che ha fatto osservare Osimhen con le parole e con i gesti aveva un significato molto chiaro: a pochi minuti dalla fine una partita che il Napoli avrebbe potuto e dovuto vincere e nella quale l’avversario era riuscito fino a quel momento ad effettuare la miseria di un solo tiro in porta, perché non utilizzare due attaccanti d’area di rigore invece di uno soltanto? In sostanza il calciatore si chiedeva e chiedeva al suo allenatore perché invece di far entrare Simeone al suo posto non aveva scelto di inserire l’argentino al suo fianco? E allora, diciamoci la verità: Osimhen aveva perfettamente ragione. Come possa essere venuto in mente Garcia di effettuare una sostituzione di tipo conservativo, piuttosto che cercare di dare la spallata definitiva al Bologna, rimane per quel che mi riguarda un mistero. E dire che il tecnico, in tempi non sospetti, vale a dire prima ancora dell’inizio del campionato, aveva precisato che lo schema tattico utilizzato, in linea di principio il 4-3-3 non era per lui un dogma irrinunciabile e che avrebbe potuto modificarlo sia tra una partita e l’altra, sia in corso d’opera cioè durante le fasi di un incontro, a seconda delle necessità. E invece, nulla… Tirando le somme c’è allora da dire che Osimhen e tutti i giocatori della rosa (ricordiamoci di Kvaratskhelia…) è opportuno che si diano una calmata perché il ruolo dell’allenatore è sacro e va rispettato sempre in campo e fuori dal terreno di gioco. Quanto al tecnico però, è auspicabile che anche lui si dia una buona regolata e che certe decisioni, che sembrano naturali, scontate ed elementari a tutti, in certi momenti cruciali siano condivise e adottate anche da chi comanda dalla panchina.
Mario Zaccaria
Napoli Magazine
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