NAPOLI - La settimana scorsa avevo scritto “Fate presto!”, riferendomi all’urgenza con la quale fosse necessario intervenire sul mercato. Oggi, ad appena una settimana di distanza, mi vedo costretto a fare un’ulteriore riflessione e forse addirittura a ritirare l’invito alla velocità e alla concretezza sui rinforzi da ingaggiare. La partita di Torino ha messo in evidenza una squadra così scalcinata, malridotta, malconcia, malmessa da farmi pensare che due o tre acquisti potrebbero non determinare un cambio di rotta, una inversione di tendenza. La situazione è paradossale. Nonostante i risultati registrati da quando è arrivato Mazzarri, che definire deludenti è poco (7 punti in 7 partite), il Napoli alla fine del girone d’andata - e dunque con mezzo campionato ancora da giocare – può considerare definitivamente svanito un solo traguardo, lo scudetto. Riguardo alla qualificazione in una delle competizioni europee, la situazione, aritmeticamente parlando, non è drammatica. La zona Champions dista ‘appena’ cinque lunghezze. L'Europa League è a quattro punti e a due soltanto la Conference League. Certo, la Coppa Italia è miseramente andata in cavalleria e la squadra si presenta alla sfida della Supercoppa con pochissime speranze di ben figurare. Non parliamo della Champions League competizione in cui c’è da scalare la montagna Barcellona. Comunque la stagione potrebbe ancora essere salvata se soltanto la squadra ritrovasse un po’ di ardore e di forza di volontà. E in questo senso – era la riflessione di appena sette giorni fa – i rinforzi servirebbero come il pane. Ma francamente io sono pessimista sulle capacità (e perfino sulla volontà) di reazione della squadra e proprio per questo mi domando se possa servire spendere un bel po’ di milioni di euro adesso per tentare di invertire la tendenza o se piuttosto non convenga conservarli per l’estate e a quel punto fare una rivoluzione totale. Insomma con la conquista dello scudetto è finito un ciclo o no? E’ necessario fare piazza pulita o no? Ciò che si dovrebbe capire, prima di mettere mano al portafoglio è il vero motivo di questa clamorosa debacle. Che cosa c’è dietro alla crisi del Napoli? Come mai una squadra che pochi mesi fa aveva saputo stupire ed affascinare l’Italia e l’Europa si è trasformata un’armata Brancaleone? Che cosa voleva dire esattamente Mazzarri quando parlò di qualcuno che aveva ‘la faccia triste’ e lo invitò ad andar via? E questo ‘qualcuno’ era solo Elmas (che si è trasferito in Germania in quattro e quattr’otto) o c’è un gruppo più numeroso che è stanco di indossare la maglia azzurra e che, se potesse, farebbe come il Macedone? Se la situazione fosse davvero questa l’arrivo dei rinforzi potrebbe addirittura complicare la situazione ancor di più perché qualcuno che oggi è titolare finirebbe per diventare riserva con le conseguenti crisi esistenziali e professionali che ciò comporterebbe. Insomma la situazione è davvero complicata e per sciogliere tutti questi nodi così aggrovigliati c’è un solo uomo al lavoro, il presidente De Laurentiis. Non c’è un direttore generale, non c’è un elemento di raccordo vero tra la squadra e la società che possa raccogliere i malumori dei calciatori e i motivi che li determinano per fare da cuscinetto e ristabilire un rapporto corretto e fattivo. Insomma la situazione se non è disperata, poco ci manca. A questo punto l’appello da fare a tutti (calciatori in primis, ma anche ai dirigenti) è quello di ricordarsi dei tifosi. La gente che va allo stadio, quelli che seguono il Napoli, meritano rispetto fino in fondo. E allora i professionisti facciano i professionisti e ciascuno si prenda le sue responsabilità fino alla fine.
Mario Zaccaria
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
09/01/2024 - 16:00
NAPOLI - La settimana scorsa avevo scritto “Fate presto!”, riferendomi all’urgenza con la quale fosse necessario intervenire sul mercato. Oggi, ad appena una settimana di distanza, mi vedo costretto a fare un’ulteriore riflessione e forse addirittura a ritirare l’invito alla velocità e alla concretezza sui rinforzi da ingaggiare. La partita di Torino ha messo in evidenza una squadra così scalcinata, malridotta, malconcia, malmessa da farmi pensare che due o tre acquisti potrebbero non determinare un cambio di rotta, una inversione di tendenza. La situazione è paradossale. Nonostante i risultati registrati da quando è arrivato Mazzarri, che definire deludenti è poco (7 punti in 7 partite), il Napoli alla fine del girone d’andata - e dunque con mezzo campionato ancora da giocare – può considerare definitivamente svanito un solo traguardo, lo scudetto. Riguardo alla qualificazione in una delle competizioni europee, la situazione, aritmeticamente parlando, non è drammatica. La zona Champions dista ‘appena’ cinque lunghezze. L'Europa League è a quattro punti e a due soltanto la Conference League. Certo, la Coppa Italia è miseramente andata in cavalleria e la squadra si presenta alla sfida della Supercoppa con pochissime speranze di ben figurare. Non parliamo della Champions League competizione in cui c’è da scalare la montagna Barcellona. Comunque la stagione potrebbe ancora essere salvata se soltanto la squadra ritrovasse un po’ di ardore e di forza di volontà. E in questo senso – era la riflessione di appena sette giorni fa – i rinforzi servirebbero come il pane. Ma francamente io sono pessimista sulle capacità (e perfino sulla volontà) di reazione della squadra e proprio per questo mi domando se possa servire spendere un bel po’ di milioni di euro adesso per tentare di invertire la tendenza o se piuttosto non convenga conservarli per l’estate e a quel punto fare una rivoluzione totale. Insomma con la conquista dello scudetto è finito un ciclo o no? E’ necessario fare piazza pulita o no? Ciò che si dovrebbe capire, prima di mettere mano al portafoglio è il vero motivo di questa clamorosa debacle. Che cosa c’è dietro alla crisi del Napoli? Come mai una squadra che pochi mesi fa aveva saputo stupire ed affascinare l’Italia e l’Europa si è trasformata un’armata Brancaleone? Che cosa voleva dire esattamente Mazzarri quando parlò di qualcuno che aveva ‘la faccia triste’ e lo invitò ad andar via? E questo ‘qualcuno’ era solo Elmas (che si è trasferito in Germania in quattro e quattr’otto) o c’è un gruppo più numeroso che è stanco di indossare la maglia azzurra e che, se potesse, farebbe come il Macedone? Se la situazione fosse davvero questa l’arrivo dei rinforzi potrebbe addirittura complicare la situazione ancor di più perché qualcuno che oggi è titolare finirebbe per diventare riserva con le conseguenti crisi esistenziali e professionali che ciò comporterebbe. Insomma la situazione è davvero complicata e per sciogliere tutti questi nodi così aggrovigliati c’è un solo uomo al lavoro, il presidente De Laurentiis. Non c’è un direttore generale, non c’è un elemento di raccordo vero tra la squadra e la società che possa raccogliere i malumori dei calciatori e i motivi che li determinano per fare da cuscinetto e ristabilire un rapporto corretto e fattivo. Insomma la situazione se non è disperata, poco ci manca. A questo punto l’appello da fare a tutti (calciatori in primis, ma anche ai dirigenti) è quello di ricordarsi dei tifosi. La gente che va allo stadio, quelli che seguono il Napoli, meritano rispetto fino in fondo. E allora i professionisti facciano i professionisti e ciascuno si prenda le sue responsabilità fino alla fine.
Mario Zaccaria
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