NAPOLI - La sconfitta con la Lazio offre lo spunto per una serie di considerazioni che vanno fatte sul Napoli e su Garcia per tentare di capire se si tratta di un campanello d’allarme che potrebbe preludere a ulteriori rovesci o se invece va considerata un episodio destinato a ripetersi difficilmente. Ecco allora, schematicamente, le valutazioni del caso. 1) La vittoria della Lazio è figlia di un atteggiamento tattico dei biancocelesti, al quale Maurizio Sarri si è convertito strada facendo nel corso della sua carriera, improntato a un difensivismo esasperato e al contropiede come principale, se non esclusiva, arma offensiva. Anche il Napoli di Spalletti aveva dimostrato di soffrire particolarmente l’atteggiamento di chiusura ermetica delle difese che preclude gli spazi di manovra a Osimhen e Kvaratskhelia e limita in maniera consistente le capacità offensive degli azzurri. Quando l’avversario che pratica il catenaccio appartiene alle seconde file della classifica i problemi si possono superare in un modo o nell’altro, ma quando l’antagonista è posizionata nel lato sinistro della graduatoria tutto si fa più difficile; 2) In attesa di vedere all’opera Natan, il buco lasciato in difesa dalla partenza di Kim risulta non riparabile con le forze di cui dispone al momento l’allenatore. E ciò vale specialmente quando bisogna fronteggiare una squadra di velocisti, come è appunto la Lazio; 3) A maggior ragione per l’assenza del coreano in difesa, la modifica tattica decisa da Garcia e che riguarda Lobotka induce a qualche perplessità. L’allenatore vuole che lo slovacco – che con Spalletti era il perno del gioco posizionato davanti alla sua area di rigore – agisca dal cerchio del centrocampo in su, con l’intenzione di sfruttarne le capacità di penetrazione in verticale nella difesa avversaria, a sostegno dell’azione degli attaccanti. Questo atteggiamento tattico, però, finisce inevitabilmente per liberare spazi agli avversari in una zona estremamente delicate del terreno di gioco e lascia troppo isolato Anguissa, cui viene affidato troppo spesso in solitudine il compito di costruire la barriera di contenimento davanti all’area di rigore; 4) La condizione atletica della squadra lascia ancora a desiderare, come dimostra chiaramente in crollo fisico a partire dalla metà del secondo tempo della sfida con la Lazio. Da che cosa dipende? E’ frutto di un’impostazione che guarda alla lunga distanza, data dal preparatore atletico e dall’allenatore a Dimaro e a Castel di Sangro, o dipende da altro? La risposta a questo interrogativo la si avrà soltanto alla ripresa del campionato ma se non si evidenziasse un pronto recupero in termini atletici della squadra le conseguenze potrebbero essere preoccupanti. Per concludere, la prima sconfitta in campionato e lo svantaggio di tre punti accumulato nei confronti delle due battistrada milanesi devono far riflettere ma non devono spaventare. Il Napoli ha le potenzialità per tornare a riprendere subito il cammino e tornare a essere la splendida macchina che tutti abbiamo ammirato lo scorso anno.
Mario Zaccaria
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
05/09/2023 - 23:58
NAPOLI - La sconfitta con la Lazio offre lo spunto per una serie di considerazioni che vanno fatte sul Napoli e su Garcia per tentare di capire se si tratta di un campanello d’allarme che potrebbe preludere a ulteriori rovesci o se invece va considerata un episodio destinato a ripetersi difficilmente. Ecco allora, schematicamente, le valutazioni del caso. 1) La vittoria della Lazio è figlia di un atteggiamento tattico dei biancocelesti, al quale Maurizio Sarri si è convertito strada facendo nel corso della sua carriera, improntato a un difensivismo esasperato e al contropiede come principale, se non esclusiva, arma offensiva. Anche il Napoli di Spalletti aveva dimostrato di soffrire particolarmente l’atteggiamento di chiusura ermetica delle difese che preclude gli spazi di manovra a Osimhen e Kvaratskhelia e limita in maniera consistente le capacità offensive degli azzurri. Quando l’avversario che pratica il catenaccio appartiene alle seconde file della classifica i problemi si possono superare in un modo o nell’altro, ma quando l’antagonista è posizionata nel lato sinistro della graduatoria tutto si fa più difficile; 2) In attesa di vedere all’opera Natan, il buco lasciato in difesa dalla partenza di Kim risulta non riparabile con le forze di cui dispone al momento l’allenatore. E ciò vale specialmente quando bisogna fronteggiare una squadra di velocisti, come è appunto la Lazio; 3) A maggior ragione per l’assenza del coreano in difesa, la modifica tattica decisa da Garcia e che riguarda Lobotka induce a qualche perplessità. L’allenatore vuole che lo slovacco – che con Spalletti era il perno del gioco posizionato davanti alla sua area di rigore – agisca dal cerchio del centrocampo in su, con l’intenzione di sfruttarne le capacità di penetrazione in verticale nella difesa avversaria, a sostegno dell’azione degli attaccanti. Questo atteggiamento tattico, però, finisce inevitabilmente per liberare spazi agli avversari in una zona estremamente delicate del terreno di gioco e lascia troppo isolato Anguissa, cui viene affidato troppo spesso in solitudine il compito di costruire la barriera di contenimento davanti all’area di rigore; 4) La condizione atletica della squadra lascia ancora a desiderare, come dimostra chiaramente in crollo fisico a partire dalla metà del secondo tempo della sfida con la Lazio. Da che cosa dipende? E’ frutto di un’impostazione che guarda alla lunga distanza, data dal preparatore atletico e dall’allenatore a Dimaro e a Castel di Sangro, o dipende da altro? La risposta a questo interrogativo la si avrà soltanto alla ripresa del campionato ma se non si evidenziasse un pronto recupero in termini atletici della squadra le conseguenze potrebbero essere preoccupanti. Per concludere, la prima sconfitta in campionato e lo svantaggio di tre punti accumulato nei confronti delle due battistrada milanesi devono far riflettere ma non devono spaventare. Il Napoli ha le potenzialità per tornare a riprendere subito il cammino e tornare a essere la splendida macchina che tutti abbiamo ammirato lo scorso anno.
Mario Zaccaria
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